I giornalisti del servizio pubblico italiano sono in sciopero dalle 5:30 di lunedì 6 maggio fino alle 5:30 di martedì 7. Tra i motivi l'Usigrai denuncia il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico e il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo. A Roma una conferenza stampa
"I giornalisti e le giornaliste della Rai, per la prima volta dopo molti anni, si asterranno totalmente dal lavoro". È così che una voce fuori campo spiega in sessanta secondi le ragioni dello sciopero dei giornalisti del servizio pubblico radiotelevisivo italiano indetto per oggi 6 maggio fino alle 5:30 di martedì 7.
I motivi dello sciopero dei giornalisti Rai
Protestare contro le scelte del vertice aziendale che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità, senza selezione pubblica per nuove assunzioni e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando il premio di risultato. Sono questi i motivi dello sciopero indetto dai giornalisti del servizio pubblico. Ma non solo.
"In questi giorni - prosegue il comunicato – è diventato di dominio pubblico il tentativo della Rai di censurare un monologo sul 25 aprile, salvo poi, in evidente difficoltà, cercare di trasformarla in una questione economica. Preferiamo perdere uno o più giorni di paga che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l'autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti".
La conferenza stampa a Roma: Censura nella tv di Stato? Le ragioni dello sciopero dopo il caso Scurati
Nel giorno dello sciopero generale, l'Usigrai, l'Unione Sindacale Giornalisti Rai, ha indetto una conferenza stampa dal titolo "Le ragioni dello sciopero, incontro con i giornalisti Rai". Presenti presso l'Associazione della Stampa Estera in Italia Sigfrido Ranucci, conduttore Report, Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Daniele Macheda, segretario Usigrai e Serena Bortone, conduttrice del programma "Che sarà". Quest'ultima è stata al centro di una tempesta mediatica per la decisione dei vertici Rai di non mandare in onda il monologo programmato per la Festa della Liberazione dello scrittore Antonio Scurati. Il testo del premio Strega 2019 raccontava episodi noti, tra cui l'assassinio, il 10 giugno 1924, da parte dei sicari di Mussolini, di Giacomo Matteotti, e i massacri di civili italiani del 1944 durante l'occupazione nazista.
La risposta della Rai
Al comunicato sindacale l'azienda ha replicato con un altro videocomunicato nel quale, rispondendo alle rivendicazioni sindacali, si accusa l'Usigrai di scioperare per "motivazioni ideologiche e politiche" che "nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori". Ma anche di "promuovere fake news che generano danno d'immagine all'azienda", e di esporre il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche.
Come sottolineato nel comunicato, L'attuale governance della Rai sta lavorando per trasformare il Servizio Pubblico in una moderna Digital Media Company.
La vendita dell'Agi oltre il caso Scurati: le mani della politica sui media italiani
Non solo quella che viene definita la censura di Scurati, le mani della politica italiana sull'informazione sono arrivate anche all'Agenzia Italia (Agi), attualmente di proprietà dell’Eni, dopo le voci di una cessione al Gruppo Angelucci.
Antonio Angelucci, imprenditore del settore immobiliare e dell’editoria, è proprietario, tra le altre cose, de Il Giornale, Il Tempo e, attraverso una fondazione, di Libero. Dal 2008 Angelucci è anche un parlamentare: alle scorse elezioni è stato eletto al Senato con la Lega. Al momento Angelucci vanta due primati: nel 2023 con 3,33 milioni è stato il parlamentare più ricco e assenteista. In base ai dati della Camera su 5.245 votazioni con procedimento elettronico, da inizio legislatura è risultato presente in appena 13 occasioni, pari allo 0,25 per cento.
Mettere le mani sulla seconda agenzia di stampa italiana vorrebbe dire influenzare la produzione giornalistica "che per sua natura è oggi imparziale e autonoma da condizionamenti politici", come hanno sottolineato i giornalisti durante le agitazioni dell'ultimo mese. Nonostante l'acquisto dell'Agi da parte di Angelucci non sia ancora stato ufficializzato, alcune indiscrezioni hanno già confermato l'accordo di vendita entro l'estate.
La libertà di stampa in Italia
Nell'ultimo report di Reporter senza frontiere (Rsf) sull'indice della libertà di stampa nel mondopubblicato il 3 maggio in occasione della giornata mondiale dedicata alla libertà di stampa, l'Italia è scesa dal 41esimo al 46esimo posto.
Secondo Rsf il sistema mediatico italiano continua ad essere minacciato dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio”. Nel 2023 l'Italia aveva recuperato 17 posizioni rispetto al 2022, quando si era classificata al 58esimo posto. Rsf ha fatto inoltre riferimento al caso Agi-Angelucci parlando di un parlamentare della maggioranza che sta cercando di acquisire la seconda agenzia di stampa, l'Agi.