Respinto il ricorso di Moscacontro la legge d'emergenza del governo australiano. No alla nuova ambasciata russa, troppo vicina al Parlamento è un rischio per la sicurezza nazionale
La Corte suprema dell'Australia ha respinto il ricorso della Russia per impedire lo sfratto dal sito di costruzione della sua ambiasciata, che il governo di Canberra aveva giudicato troppo vicino alla sede del Parlamento nazionale.
Lo scorso 15 giugno l'esecutivo guidato dal Primo Ministro Anthony Albanese aveva introdotto una legge di emergenza per porre fine al contratto di locazione russo sul terreno, che si trova a circa 400 metri dal Parlamento australiano. Le agenzie di intelligence avevano avvertito che la posizione era un rischio per la sicurezza nazionale del Paese.
Il giudice dell'Alta Corte Jayne Jagot ha definito "debole" e "difficile da capire" il ricorso della russo contro la legge di emergenza approvata dal governo.
"Il tribunale ha chiarito che non c'è alcuna base legale per il mantenimento della presenza russa nel sito in questo momento", ha dichiarato Albanese. E ha auspicato che la Russia rispetti la decisione del tribunale, sottolineando che "di recente il Paese non è stato un esmpio per quanto riguarda il rispetto della legge". Il primo ministro australiano ha anche rinnovato il sostegno all'Ucraina.
Nel Tweet: "L'Australia è rimasta al fianco dell'Ucraina ogni giorno dall'inizio dell'illegale e immorale invasione russa. Oggi annunciamo un nuovo pacchetti di aiuti per Kiev, che farà la differenza sul campo di battaglia".
Lo squatter
Dopo la sentenza un uomo che aveva occupato abusivamente il terreno ha abbandonato il sito ed è salito a bordo di un'automobile con targa diplomatica. Mosca ha affermato che si trattava di una guardia di sicurezza, anche sei funzionari australiani hanno adombrato dubbi sulla sua vera identità.
Per ora, l'ambasciata russa non ha commentato la decione del tribunale. In precedenza, Mosca aveva accusato l'Australia di "isteria russofoba" per aver cancellato il contratto di locazione.