Russia: chi era Alexei Navalny, l'oppositore del Cremlino morto in carcere

L'oppositore russo Alexei Navalny durante una manifestazione in ricordo di Boris Nemtsov il 29 febbraio 2020
L'oppositore russo Alexei Navalny durante una manifestazione in ricordo di Boris Nemtsov il 29 febbraio 2020 Diritti d'autore Evgeny Feldman/Copyright 2018 The AP. All rights reserved
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Di Maria Michela DalessandroMaria Michela D'Alessandro
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Chi era Alexei Navalny, 47 anni, l'oppositore del Cremlino morto nella colonia carceraria IK-3 dove stava scontando una pena di oltre trent'anni e dove era stato trasferito alla fine del 2023

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"Navalny ha cambiato la Russia e tutti noi". Il messaggio dei giornalisti del media indipendente russo Meduza in apertura nel sito web è molto più di un articolo: il titolo "La battaglia tra il bene e l'indifferenza non è ancora finita" anticipa quella che viene definita una dichiarazione sulla morte di Alexei Navalny

Secondo la tv di Stato Russia Today l'oppositore russo sarebbe morto venerdì 16 febbraio per "un coagulo sanguigno", una trombosi, dopo una passeggiata nella colonia artica IK-3 nella regione russa di Yamalo-Nenets dove stava scontando una pena di oltre trent'anni. Secondo la stampa libera, la famiglia e i collaboratori, la morte di Navalny ha un solo responsabile: Vladimir Putin

"La responsabilità della morte di Navalny è dell’uomo che si è autoproclamato presidente della Russia. Vladimir Putin ha ucciso Navalny", si legge ancora su Meduza. Gli fa eco l'associazione russa che offre assistenza legale alle vittime di repressioni, Ovd-Info, che sul suo sito scrive: "La morte di Navalny è stata un omicidio – un omicidio pianificato, un omicidio eseguito in modo metodico, un omicidio di cui è colpevole lo Stato russo". 

Chi era Alexei Navalny

Nato a Butyn, cittadina fuori Mosca nel 1976, di origine russo-ucraina, Navalny studia legge, diventa avvocato e comincia a interessarsi alla politica nei primi anni 2000, quando si candida con il partito liberale e nazionalista Yabloko (mela in russo) per alcune cariche locali. La notorietà arriva solo nel 2006 con l'apertura del suo blog e la pubblicazione di articoli di denuncia; un anno dopo viene espulso dal partito fondato da Grigory Yavlinskyper le sue posizioni ultranazionaliste. 

Chi lo conosce bene ricorda anche la sua partecipazione alle marce di estrema destra  compresa la Marcia Russa con cui il 4 novembre di ogni anno gli estremisti celebrano il Giorno dell’Unità nazionale sventolando il tricolore nero, dorato e bianco degli zar. Nel 2007 è tra i fondatori del movimento Narod (popolo in russo): la sua è una politica anche apertamente xenofoba, tra il sostegno al diritto alle armi e la repressione dei migranti. Tematiche dalle quali si distanzierà per abbracciare una linea a favore della giustizia sociale e civile. 

Nel 2008 sostiene addirittura la guerra lampo in Georgia e qualche anno più tardi in una intervista alla Radio Eco di Mosca riferendosi alla Crimea, ammette di non credere "possa passare da una mano all’altra come un panino alla salsiccia". La vera contrapposizione con l'imperialismo putiniano arriva quando Alexei comincia a smascherare la corruzione e le ricchezze indebite dell’élite politica russa: tra le accuse rivolte aVladimir Putin quella di essere a capo di un regime di "ladri e corrotti". 

Alla vigilia del primo anniversario dell'invasione russa in Ucraina, riassume in 15 punti tutta la sua contrarietà al conflitto "scatenato da Putin con pretesti ridicoli": "la Russia deve lasciare in pace l’Ucraina e permetterle di svilupparsi come vuole il suo popolo - scrive Navalny il 20 febbraio 2023 -. Fermare l'aggressione, porre fine alla guerra e ritirare tutte le truppe dall'Ucraina. La continuazione di questa guerra è solo uno capriccio causato dall’impotenza, e mettervi fine sarebbe una mossa forte". 

La Fondazione anticorruzione Fbk

Nel 2011 crea la Fondazione anticorruzione (nota come Fbk in russo): da allora conduce indagini e pubblica numerosi rapporti che denunciano e documentano la corruzione tra gli alti funzionari russi, importanti politici e uomini d’affari del Paese.

"Privet, eto Navalny". "Ciao, questo è Navalny". Con questa formula i sostenitori imparano a conoscere il giovane politico sul web: video dopo video le visualizzazioni aumentano con la notorietà dell'oppositore russo che non si accontenta di smascherare i business sporchi degli oligarchi. Navanly vuole fare rumore e arrivare al Cremlino

Il 2011 e il 2012 sono gli anni delle proteste organizzate dall’opposizione russa contro i risultati delle elezioni legislative e presidenziali, falsate a favore di Vladimir Putin secondo molti. Accanto a lui a sfilare per le strade di Mosca c'è Boris Nemtsov, ucciso nel 2015 sul ponte di fronte al Cremlino, in circostanze che non sono mai state davvero chiarite. 

Il resto è storia recente: le paperelle gialle non solo diventano il simbolo della corruzione del governo russo ma della generazione Navalny. Nel 2013 ottiene il 27 per cento dei voti candidandosi a sindaco nelle elezioni amministrative di Mosca. Alla fine del 2017 il politico viene formalmente escluso dalle presidenziali del 2018 a causa di una condanna in un caso di frode, considerata dall'opposizione come una decisione politica.

Nel gennaio 2021 Fbk pubblica una grande inchiesta in cui accusa il presidente russo Vladimir Putin di essersi fatto costruire un enorme e lussuoso palazzo sulla costa del mar Nero. La video investigazione supera i 100 milioni di visualizzazioni in pochi giorni.

L'avvelenamento e il coma

Il 20 agosto del 2020 Navalny è a bordo di un aereo partito da Tomsk, in Siberia, diretto a Mosca. Poco dopo il decollo il pilota atterra nella città più vicina, Omsk, a causa di un malore di un passeggero, Alexei Navalny. Il ricovero in terapia intensiva è immediato: all'ospedale russo di Omsk nessuno fa riferimento a segni di avvelenamento. La notizia viene però smentita dai medici dell'ospedale Charité di Berlino dove Navalny viene trasferito dopo il via libera da parte delle autorità russe. Nella capitale tedesca il motivo del malore è chiaro: avvelenamento con un agente nervino messo nella sua biancheria intima. 

Dopo la degenza in Germania, nel gennaio del 2021 Navalny decide di tornare in Russia: nel frattempo la giustizia emette nuovi mandati di arresto contro di lui. Tornare in patria significa a quel punto solo consegnarsi alle autorità. 

Le condanne

Navalny era detenuto da tre anni in Russia: stava scontando numerose pene che ammontavano complessivamente a oltre trent'anni di carcere.

A meno di un mese dall'inizio della guerra in Ucrainail tribunale distrettuale di Lefortovo, a Mosca, giudica Navalny colpevole di “frode su larga scala” e “oltraggio alla corte” emettendo una condanna a nove anni di carcere. Tra il febbraio 2021 e giugno 2022 Navalny era nella colonia penale IK-2 di Pokrov, nella regione di Vladimir.

Ad agosto del 2023 vengono aggiunti altri 19 anni di detenzione: il verdetto arriva dalla colonia penale di Melechova, il carcere di massima sicurezza a 230 chilometri da Mosca dove Navalny era stato spostato a giugno 2022 per scontare undici anni e mezzo di reclusione per i reati di frode e appropriazione indebita. 

Dopo le denunce della famiglia e dei collaboratori della sparizione di Navalny, alla fine di dicembre del 2023 Alexei viene trasferito nel carcere di massima sicurezza IK-3, a oltre 1.900 chilometri dalla capitale Mosca. La prigione, un ex gulag del periodo sovietico, si trova nella regione di Yamalo-Nenets, oltre il Circolo polare artico, ed è nota per le brutali condizioni a cui sono sottoposti i detenuti.

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A 47 anni lascia la moglie Yulia e i figli Darya e Zakhar, nati entrambi con un unico presidente al potere, Vladimir Putin.

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