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Guerra a Gaza, Biden: "Stop alle armi a Israele se prosegue l'operazione a Rafah"

Joe Biden
Joe Biden Diritti d'autore Morry Gash/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
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Di Euronews Agenzie:  AP
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Il presidente degli Stati Uniti avverte che Washington non fornirà altre armi a Israele se continuerà l'operazione nella città dove hanno trovato rifugio oltre 1,4 milione di palestinesi. Allarme degli operatori umanitari dopo la chiusura del valico di Rafah

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto mercoledì, in un'intervista alla Cnn, che Washington non fornirà altre armi offensive che Israele potrebbe usare per lanciare un assalto totale a Rafah a causa della preoccupazione per gli oltre 1,4 milione di civili che hanno trovato rifugio nella città nel sud della Striscia di Gaza.

Biden ha spiegato che gli Stati Uniti sono ancora impegnati nella difesa di Israele e forniranno gli intercettatori di razzi per il sistema Iron Dome e altre armi difensive, ma che se Israele entrerà a Rafah, non fornirà "le armi e i proiettili di artiglieria”.

I commenti di Biden e la sua decisione della scorsa settimana di sospendere una spedizione di bombe pesanti a Israele sono le manifestazioni più evidenti della crescente distanza tra la sua amministrazione e il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Biden ha aggiunto che le azioni di Israele intorno a Rafah non hanno “ancora” superato il limite, ma ha ripetuto che Israele deve fare molto di più per proteggere la vita dei civili a Gaza. “Non stiamo abbandonando la sicurezza di Israele, prendiamo le distanze dalla capacità di Israele di fare la guerra in quelle aree", ha detto Biden.

Gli Stati Uniti mettono in pausa le spedizioni per Israele

L'amministrazione di Biden ha iniziato ad aprile a rivedere i futuri trasferimenti di assistenza militare quando il governo di Netanyahu sembrava avvicinarsi all'invasione di Rafah, nonostante mesi di opposizione da parte della Casa Bianca. 

Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha confermato mercoledì il ritardo della consegna delle armi a Israele, spiegando alla Sottocommissione per gli stanziamenti del Senato per la Difesa che gli Stati Uniti hanno messo in pausa “una spedizione di munizioni ad alto carico”.

“Continueremo a fare ciò che è necessario per garantire che Israele abbia i mezzi per difendersi”, ha detto Austin. “Ma detto questo, stiamo attualmente rivedendo alcune spedizioni di assistenza alla sicurezza a breve termine nel contesto degli eventi in corso a Rafah”.

La decisione arriva mentre l'amministrazione Biden dovrà emettere un verdetto formale, per la prima volta nel suo genere, sulla questione se gli attacchi aerei su Gaza e le restrizioni alla consegna degli aiuti abbiano violato le leggi internazionali e statunitensi volte a risparmiare i civili dai peggiori orrori della guerra. Una decisione contro Israele aumenterebbe ulteriormente la pressione su Biden per frenare il flusso di armi e denaro verso l'esercito israeliano.

Situazione grave a Rafah dopo l'operazione di Israele

Israele ha ordinato l'evacuazione di centomila palestinesi dalla città nel sud della Striscia. Le forze israeliane hanno anche effettuato quelli che descrivono come**"attacchi mirati" nella parte orientale di Rafah e hanno catturato il valico che confina con l'Egitto**, un passaggio critico per il flusso di aiuti umanitari. Decine di migliaia di palestinesi sfollati ed esausti hanno impacchettato le loro tende e altri beni a Rafah, trascinando le famiglie in un nuovo esodo.

L'ospedale principale è stato chiuso, lasciando poche cure alle persone che soffrono di malnutrizione, malattie e ferite. Con il taglio del carburante e di altre forniture, gli operatori umanitari si sono affannati per aiutare una popolazione disperata dopo sette mesi di guerra.

Palestinesi in fuga da Rafah raggiungono il campo a Muwasi

I campi tendati in alcune zone di Rafah sono scomparsi, per poi spuntare di nuovo più a nord, lungo le strade principali. Nuovi accampamenti hanno riempito strade, cimiteri e la spiaggia nella città centrale di Gaza di Deir al-Balah, 15 chilometri a nord. Altri si sono diretti verso Khan Younis, gran parte della quale è stata distrutta in un assalto di terra israeliano durato mesi.

L'esercito israeliano ha detto agli evacuati di recarsi in una “zona umanitaria” dichiarata a Muwasi, una vicina area rurale sulla costa mediterranea. Secondo le Nazioni Unite, nella zona ci sono già circa 450mila persone. Poche le nuove strutture che sarebbero state preparate, nonostante gli annunci dei militari sulla presenza di tende, centri medici e cibo.

In molti punti il terreno è ricoperto da liquami e rifiuti solidi, poiché ci sono poche strutture igienico-sanitarie, hanno fatto sapere gli operatori umanitari. Manca acqua pulita e la disidratazione è un problema grave, con temperature che in alcuni giorni hanno già raggiunto 38 gradi Celsius.

Pochi aiuti dopo la chiusura dei valichi di Rafah e Kerem Shalom

La chiusura del valico di Rafah e del vicino valico di Kerem Shalom da parte di Israele ha impedito l'ingresso di cibo, rifornimenti e carburante per i camion. Gli operatori umanitari avvertono che hanno solo pochi giorni di carburante prima che le operazioni e gli ospedali di Gaza inizino a chiudere.

Israele ha dichiarato mercoledì di aver riaperto il valico di Kerem Shalom, che era stato chiuso dopo che i mortai di Hamas avevano ucciso quattro soldati israeliani nelle vicinanze, ma secondo gli operatori Onu nessun camion sta entrando a Gaza. I camion lasciati passare da Israele devono essere scaricati e il carico ricaricato su camion a Gaza, ma nessun lavoratore di Gaza può raggiungere la struttura per farlo perché è troppo pericoloso.

Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite è stato tagliato fuori dal  magazzino alimentare di Gaza vicino al valico di Rafah, ha detto il suo vice direttore esecutivo Carl Skau, sarà utilizzato un altro magazzino a Deir al-Balah, ma al momento è vuoto fino alla riapertura dei valichi.

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