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Esclusivo - Charles Michel: "Spero che il contrattacco israeliano all'Iran ponga fine all'escalation"

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel Diritti d'autore Dario Pignatelli
Diritti d'autore Dario Pignatelli
Di Shona MurrayMared Gwyn Jones
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si augura che dopo il contrattacco israeliano si possa avviare una fase di de-escalation tra le due nazioni

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Charles Michel ha parlato in esclusiva a Euronews a poche ore di distanza dal contrattacco israeliano contro l'Iran, con le forze della nazione ebraica che hanno colpito l'area attorno alla città di Isfahan, alimentando nuovamente i timori di un allargamento del conflitto. L'azione militare di Tel Aviv è arrivata a sei giorni dall'attacco subito da Israele, che ha fronteggiato circa 300 tra droni e missili balistici e da crociera. Un'operazione avviata da Teheran, a sua volta, in risposta all'attacco al consolato iraniano a Damasco, nel corso del quale sette membri della Guardia rivoluzionaria islamica avevano perso la vita.

La decisione di Israele di lanciare un contrattacco è stata assunta senza il consenso dei governi occidentali, che al contrario avevano lanciato appelli per una de-escalation. Fortunatamente, il governo di Teheran è parso minimizzare l'operazione voluta da Tel Aviv, e ha spiegato di non prevedere ulteriori contrattacchi contro la nazione ebraica.

"Un fattore importante è l'intensità della reazione", ha dichiarato Michel in un'intervista realizzata nella mattinata di venerdì 19 aprile. "Sarà cruciale osservare nei prossimi giorni se sarà  possibile tornare a una situazione di maggiore stabilità ed evitare ulteriori rischi e tensioni. Voglio essere molto cauto e attento, ma spero sinceramente che quanto accaduto rappresenti la fine di questa storia", ha aggiunto.

Gli attacchi di venerdì, che hanno preso di mira un centro di ricerca nucleare e un'importante base aerea, secondo i funzionari statunitensi sono stati lanciati da Israele, ma ci sono notizie contrastanti sulla natura e la portata dell'offensiva. Teheran afferma che l'attacco ha coinvolto droni lanciati dall'interno del territorio iraniano, mentre gli Stati Uniti hanno affermato che si trattava di missili.

L'operazione ha in ogni caso colto l'Occidente alla sprovvista: erano circolate infatti notizie secondo le quali il governo di Benjamin Netanyahu si sarebbe astenuto dal rispondere fino a dopo la festività della Pasqua ebraica. Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir si è espresso venerdì mattina sui social media con un post di una sola parola: "Debole". Una provocazione probabilmente rivolta a chi, all'interno del gabinetto di guerra di Netanyahu, aveva spinto per una portata e intensità limitate del contrattacco.

A tal proposito Michel ha osservato: "C'è un dibattito politico, suppongo, all'interno del governo in Israele. Si tratta di una coalizione che discute e prende decisioni. Ma noi abbiamo la responsabilità, perché siamo amici di Israele, di dare consigli e dire loro cosa pensiamo".

Isolare l'Iran, concentrarsi su Gaza

Nell'intervista, Michel ha anche chiesto che le tensioni tra Iran e Israele non distolgano l'attenzione dalla persistente tragedia umanitaria di Gaza, ribadendo l'appello congiunto dei leader dell'UE per un cessate il fuoco e un accesso umanitario senza ostacoli, nonché per l'immediata liberazione degli ostaggi israeliani trattenuti da Hamas dal 7 ottobre. 

Il presidente ha anche promesso che i Paesi membri si muoveranno rapidamente per imporre sanzioni al regime iraniano, al fine di soffocare ulteriormente la sua capacità di lanciare attacchi come quello di sabato scorso. Bruxelles sta cercando infatti di espandere l'attuale regime di sanzioni, con l'obiettivo in particolare di colpire lo sviluppo di droni, noti anche come veicoli aerei senza pilota (UAV), che Teheran vende alla Russia per sostenere gli sforzi bellici in Ucraina. Ma la volontà è anche di limitare le forniture ai cosiddetti "proxy" dell'Iran in Medio Oriente: il gruppo militante Hezbollah attacca spesso al confine tra Israele e Libano dall'avvio dell'operazione militare a Gaza. E anche gli Houthi, presenti nello Yemen, hanno colpito navi occidentali legate a Israele che navigavano nel Mar Rosso.

L'UE potrebbe anche avviare un procedimento, più complesso dal punto di vista legale, per includere il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. I Paesi membri si stanno muovendo in ogni caso con maggiore cautela rispetto ad altre controparti occidentali, con gli Stati Uniti e il Regno Unito che hanno coordinato già l'introduzione di nuove sanzioni contro l'Iran.

"Le sanzioni non hanno un effetto immediato", ha riconosciuto Michel, "ma vogliamo inviare all'Iran il segnale che non accettiamo questo comportamento, poiché esso rappresenta minaccia per la stabilità della regione. Ma è anche per noi. Possiamo vedere come l'Iran stia usando proxy come gli Houthi, per esempio, mettendo in pericolo la **sicurezza marittima.**E questo ha un impatto a livello internazionale, anche in termini di catene di approvvigionamento".

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